Il bando favorisce il collegamento tra il mondo della ricerca universitaria e quello del lavoro, sviluppando attività di formazione e ricerca su tematiche di interesse comune.
Un dottorando in azienda, grazie a una formazione approfondita e alle capacità di cogliere e gestire l’innovazione, costituisce lo strumento privilegiato per poter trasferire all’interno del sistema produttivo una vera cultura del progresso.
Per questo partecipiamo attivamente al bando Dottorati di Ricerca in Azienda, che oltre alla nostra Fondazione mette in campo l’Università degli Studi di Padova, Assindustria Venetocentro, Unismart Padova Enterprise e Intesa Sanpaolo, per promuovere 10 borse di dottorato di ricerca a tema vincolato per progetti di ricerca finalizzati all’innovazione e allo sviluppo economico e sociale del territorio.
BANDO DOTTORATI DI RICERCA IN AZIENDA
Le imprese presentano progetti applicati al loro settore economico, finalizzati alla realizzazione di attività di ricerca congiunte con l’Università di Padova.
La Fondazione e Intesa Sanpaolo sostengono il progetto rispettivamente con 250.000 euro e 150.000 euro, mentre ogni azienda della quale viene selezionato il progetto di ricerca concorre al co-finanziamento delle borse di studio con un contributo di 35.000 euro (50% del valore totale della borsa).
Delle borse di studio attualmente in corso, ve ne proponiamo una con un progetto significativo e anche un po’ curioso.
Studiare il benessere animale tra le pollastre ha il suo bel perché
Ovaiole, ornamentali, nane. Le galline si suddividono in tantissime razze, con caratteristiche di dimensioni, colorazione, piumaggio e comportamento molto diverse tra loro. Quelle di cui si sta occupando Giulio Pillan, dottorando in Animal and food science presso Officine Facco di Marsango di Campo San Martino (Pd), sono 1800 pollastre di tipo genetico Lohmann Brown. E già qui, se non vogliamo far ridere i polli, urge una spiegazione. Le “pollastre” non sono ragazze semplici e piacenti, ma galline giovani che non hanno ancora iniziato a fare le uova.
Sgomberato il campo dagli equivoci linguistici, passiamo alle cose serie. Il progetto in corso in questa azienda specializzata nella fabbricazione di impianti avicoli integrati per la produzione di uova e carne si intitola “Sviluppo e implementazione di sistemi di allevamento cage-free per galline ovaiole”. A cosa mira di preciso? «Il nostro obiettivo» ci spiega Giulio «è quello di migliorare il benessere animale in questi sistemi di allevamento, ma anche dare al consumatore un prodotto di maggiore qualità e concorrere alla redditività di un allevamento».
La ricerca, dunque, coinvolge tutto il settore della filiera avicola, come sottolineano anche Franco Ghiro, responsabile del progetto in azienda, e Anna Concollato del reparto Assistenza Clienti. Sarà perché lei stessa è dottore di ricerca, fatto sta che valorizza il dottorando fin da subito. «L’aiuto di Giulio è molto importante per noi. Sta acquisendo informazioni per quanto riguarda il comportamento animale all’interno del nostro sistema di allevamento, ma analizza anche la gestione dei nidi, delle luci, dell’alimentazione, cercando di capire dove le galline (ormai adulte, ndr) vanno a fare le uova e perché proprio in un certo punto e non in un altro. Tutti dati fondamentali per capire come possiamo ottimizzare questi nuovi sistemi che stanno prendendo sempre più piede».
I sistemi cage-free, infatti, sono recenti e la loro implementazione su grande scala non è ancora supportata da standard tecnici che possano essere trasferiti in campo senza rischi per benessere e stato di salute delle galline, qualità del prodotto e produttività dell’allevamento.
Nell’allevamento in fase di test c’è una sala operativa per il controllo anche in remoto dei comportamenti delle galline, delle loro prestazioni, del micro-clima… Un po’ come vedere il “Grande Fratello” in tv, solo che qui i vip inquadrati 24h/24 sono per l’appunto centinaia di pennute.
Utilizzando automatismi e sensori per la raccolta di grandi quantità di informazioni, la ricerca si pone già sui versanti dell’Industria 4.0 e dei Big data.
Il team a cui è affidata coinvolge il Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione e il Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente. La docente responsabile di Giulio è Angela Trocino. Superando un po’ di timidezza, il dottorando ce la descrive come «una persona sempre disponibile e stimolate. Mi ha aiutato nella ricerca bibliografica e nella compilazione dei protocolli di ricerca, ma mi spinge anche a mettermi alla prova».
E se dovesse scegliere tre aggettivi che esprimono al meglio questa sua esperienza, quali sarebbero? Dopo averci pensato un po’ su, Giulio ci sfodera il tris «appassionante, stimolante, impegnativa».
Se anche lui, come un altro dottorando che abbiamo incontrato in un’altra azienda pone l’accento sull’impegno, una cosa pare certa: iniziative per la ricerca come queste sono un valore aggiunto per tutti. Galline ovaiole comprese.