Una conferenza-spettacolo che, nel giorno del centenario del delitto Matteotti, gioca la carta dell’umorismo nero e della citazione colta per rievocare una pagina amarissima della nostra Storia, guardando non alle grandi date, ma a una vicenda biografica poco nota: quella dello scrittore Sem Benelli. Ne esce il ritratto di un’Italia orrenda e terribile, che all’epoca dei fatti non sembrava accorgersi di esserlo, a giudicare dalla folla oceanica di sostenitori, simpatizzanti e sodali pronti a seguire ogni capriccio del «figlio del secolo».
11 giugno 1924: Sem Benelli, eletto in Parlamento per una lista indipendente dopo una iniziale simpatia per il fascismo e dopo aver partecipato all’impresa di Fiume, tiene un discorso infuocato contro l’orrendo omicidio di Giacomo Matteotti. Il Duce ha cercato in ogni modo di far desistere dal suo intento lo scrittore, che in quegli anni è il drammaturgo italiano di maggior successo nel mondo. In cambio Mussolini ha promesso di affidargli il Teatro Nazionale, che ancora non esiste, a Roma. Ma Benelli non tace: parla, assumendo il profilo di un intellettuale antifascista radicale. E Mussolini si vendica: da quel momento la vita, la fama, l’opera di Benelli saranno sotto attacco. Benelli non riesce più a percepire i diritti d’autore dall’estero, non può più uscire dall’Italia, le sue opere sono boicottate dalla stampa di regime, le sue prime sono oggetto di contestazione da parte di fascisti scalmanati, espressamente inviati dal Ministero della Propaganda. Lo scrittore viene sorvegliato di continuo, come risulta dai documenti dell’OVRA, la polizia segreta fascista: lentamente, da ricco che era diventato, Sem Benelli torna povero. Il regime lo invischia in una trappola senza via di scampo: per rendersi più gradito, a cinquant’anni suonati Benelli parte “volontario” per la guerra d’Etiopia.
Di tutto questo Benelli scrisse in un libro che meriterebbe di essere recuperato, Paura. Ma morì troppo presto perché la sua immagine potesse essere compresa nella giusta luce. Il grande successo del film La cena delle beffe di Alessandro Blasetti sigillò il suo profilo nel segno dell’ambiguità. La beffa, la cena è un duello di parole che ricostruisce la vicenda di un uomo libero nel pensiero come nell’azione: una scelta di libertà che espose Benelli alla macchina implacabile della Storia.
Antonella Questa e Luca Scarlini raccontano una misconosciuta tragedia italiana, sullo sfondo del delitto Matteotti e nello specchio di una relazione di invidia da parte del dittatore: Benito Mussolini, romanziere fallito, improbabile poeta e attore come Nerone, sabotando Benelli impone al mondo dell’arte il suo potere feroce.
Biglietti
La registrazione è gratuita fino a esaurimento posti. I biglietti saranno disponibili a partire dalle ore 17.30 di mercoledì 5 giugno.
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