EN

Rodney Smith. Tra reale e surreale, la poesia dell’immagine apre a Palazzo Roverella

Ha aperto le sue porte al pubblico la grande mostra Rodney Smith. Fotografia tra reale e surreale, che fino al 1° febbraio 2026 trasforma Palazzo Roverella in un viaggio dentro l’immaginazione elegante e ironica del celebre fotografo newyorkese.

Rodney Smith. Fotografia tra reale e surreale: fino al 1° febbraio 2026, oltre cento opere tracciano un percorso affascinante nell’universo di un artista che ha saputo rendere la fotografia un’arte di equilibrio e meraviglia.

Immagini in bianco e nero e a colori, popolate da figure sospese tra ordine e sorpresa, quotidiano e sogno. L’estetica di Rodney Smith (1947–2016) è, infatti, inconfondibile: composizioni perfette, humour raffinato e una grazia senza tempo che rimanda tanto a René Magritte quanto a Henri Cartier-Bresson. Realizzate su pellicola, senza ritocchi, le sue fotografie si distinguono per un rigore artigianale e una precisione poetica che trasforma la realtà in visione.

“Ogni immagine è un tentativo di ricreare un’armonia divina e di raggiungere uno stato superiore, anche solo per un istante,” afferma la curatrice Anne Morin. Un’affermazione che sembra riassumere la forza evocativa delle opere esposte: ogni scatto è una soglia verso un mondo più silenzioso, più limpido, dove lo sguardo ritrova equilibrio e stupore.

L’esposizione si articola in sei sezioni – La divina proporzione, Gravità, Spazi eterei, Attraverso lo specchio, Il tempo, la luce e la permanenza, Passaggi – che accompagnano il visitatore in un percorso narrativo coerente e sorprendente. La luce, costante protagonista, modella forme e pensieri, invitando chi osserva a entrare nel ritmo misurato delle cose.

Allievo di Walker Evans, ispirato da Ansel Adams e Margaret Bourke-White, Smith ha collaborato con testate come TIME, The New York Times e Vanity Fair, oltre che con marchi iconici come Ralph Lauren e Bergdorf Goodman. Ma la sua fotografia, più che un mestiere, è una meditazione: un modo di riconciliare l’ideale con il reale, la tensione con la quiete.

“Fotografare è per me un modo per riconciliare il quotidiano con l’ideale,” diceva Smith. Un ideale che oggi, nelle sale di Palazzo Roverella, si traduce in immagini di leggerezza e mistero, capaci di parlare a tutti.

Chi entra a Palazzo Roverella non trova solo una retrospettiva, ma un’esperienza visiva e spirituale. Un invito a lasciarsi trasportare in un mondo dove l’eleganza incontra la meraviglia, e dove la luce diventa racconto.

Scopri la mostra