La salute digitale sta diventando realtà. Come saranno i medici del futuro? E i pazienti del futuro? Roberto Ascione ha provato a rispondere a queste domande. Raccontandoci come in questa rivoluzione un incremento di tecnologia non equivalga a una minore umanizzazione, ma ad un suo aumento.
Lo smartphone non sostituirà mai il medico, l’infermiere o il care-giver. La tecnologia, infatti, non può sostituire le mani dei medici, né può eliminare le parole della cura. Ma può aiutare a ritrovarle con più forza.
L’imprenditore e opinion leader Roberto Ascione è stato uno dei protagonisti della nona edizione di Segnavie -Orientarsi nel mondo che cambia.
Non ci ha dato certezze, ma ha stimolato nuove importanti consapevolezze che hanno contribuito ad arricchire la nostra “mappa mentale della cura” con nuove coordinate.
Il software è la nuova penicillina?
Viviamo in mondo in cui il digitale è onnipresente e abbiamo una conoscenza sempre più dettagliata dei bisogni individuali. Il digitale è parte integrante della nostra vita quotidiana: basti pensare che in Italia il rapporto computer-esseri umani è di 3 a 1.
Siamo sempre più connessi.
Che implicazioni ha tutto questo per la salute? La capacità di previsione e prevenzione resa possibile dalle nuove e avanzate metodologie di analisi di dati permette di avere una conoscenza sempre più approfondita dei bisogni individuali. Contribuendo così in modo decisivo alla spinta in direzione della personalizzazione della salute.
Una medicina più smart, personale e personalizzata.
Più veloce e più democratica. Come renderla possibile?
Non esisterà solo il dottor Google
L’idea della telemedicina non è un’idea nuova. Già negli anni Sessanta si immaginava un modo diverso di curarsi, ma non c’erano gli strumenti adeguati.
Oggi la risoluzione della fotocamera, l’ampiezza di banda e la potenza di calcolo in uno smartphone hanno concentrato la tecnologia necessaria all’interno di un device che possiamo portare comodamente in tasca.
Inizialmente l’idea della rivoluzione digitale in medicina può spaventare: si perderà il rapporto umano all’interno del processo di cura? La nostra privacy sarà tutelata? Le persone inizieranno a svolgere autodiagnosi affidandosi soltanto alle ricerche sul web?
Molto spesso visualizziamo di più i possibili lati negativi della tecnologia che quelli positivi. Ma l'”intrusione” della digitalizzazione nella salute può rappresentare un bene. Per tutti.
Ecco perché.
Una rivoluzione democratica
La salute non è assenza di malattia ma benessere, come ci insegna l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ed è influenzata dal contesto in cui viviamo, dal nostro network di conoscenze, dal reddito e dal livello culturale, oltre che dai nostri geni.
I 2/3 delle patologie umane derivano da questi fattori: il semplice fatto di conoscere le persone giuste a cui rivolgersi in caso di un problema medico serio è determinante. Così come la cultura ha un’influenza in termini di prevenzione e adozione di un certo stile di vita.
Questi sono aspetti migliorabili proprio attraverso le tecnologie digitali, che saranno integrate sempre più in oggetti di uso quotidiano.
L’intrusione del digitale nel mondo della salute è benefica se pensiamo che l’applicazione dell’intelligenza artificiale non elimina il lavoro dei medici, ma lo potenzia.
La cura empatica
Non si andrà infatti verso una tecnomedicina ma verso una crescente umanizzazione delle cure. Saranno proprio le tecnologie digitali ad aiutare i servizi ad essere più performanti e meno dipendenti da fattori esterni. Oggi la prospettiva di guarigione di ognuno è soggetta a molte variabili.
Tutto questo sarà attenuato dalla possibilità che i medici avranno di sottrarre il tempo dedicato alla burocrazia, perché questa componente del loro lavoro sarà presa in carico da app e dispositivi tecnologici che svolgeranno queste mansioni più velocemente e in modo più efficiente. Questo permetterà al medico di dedicarsi a fare ciò che una macchina non potrà mai fare. Ovvero esercitare l’empatia. E lo potrà fare ancora di più di quanto lo faccia ora, perché avrà finalmente il tempo per farlo.
Una sfida impossibile? Anche il nostro modo di viaggiare e il sistema bancario sono stati stravolti dalla rivoluzione digitale. Lo stesso accadrà nella medicina, che si appoggerà sempre più a tecnologie semplici che tutti possediamo.
I pazienti diventeranno “consumatori” responsabili di salute sempre più consapevoli.
Grazie a tecnologie che non soggiogano ma che creano processi di self-empowerment.
Se ci guardiamo dai falsi profeti e dalle fake news, il cambiamento non potrà che essere sano. Portando più salute per ognuno di noi.