Oggi siamo bombardati dalle informazioni ed è difficile risalire alle fonti. Come possiamo arginare il fenomeno delle fake news? Ne abbiamo parlato con tre esperti, che hanno condiviso i loro “trucchi” con cento studenti delle scuole superiori. Ecco cosa abbiamo imparato.
Bufale, fake news, post-verità. Destreggiarsi tra le informazioni, digitali e non, diventa sempre più difficile. Ma con i giusti strumenti è possibile discernere il falso dal vero.
Questo il messaggio che Daniela Lucangeli, docente ordinario di Psicologia dello sviluppo e dei processi di socializzazione dell’Università degli studi di Padova, la ricercatrice Anna Maria Porru e l’editorialista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella hanno trasmesso ai cento ragazzi delle scuole superiori di Padova e provincia, che hanno partecipato all’incontro di presentazione del progetto didattico Shake the fake.
L’iniziativa, a cura dell’Osservatorio Permanente Giovani Editori, è la nuova declinazione del progetto Il quotidiano in classe per il prossimo triennio di Attivamente, che la nostra Fondazione ha ideato per stimolare il pensiero critico e la curiosità di studenti e alunni delle scuole delle province di Padova e Rovigo, preparandoli alle sfide di domani.
Coltivare la consapevolezza
Il progetto Shake the fake è volto a formare cittadini sempre più attivi, responsabili, informati e padroni dei mezzi che hanno a disposizione. Punta infatti ad aprire nelle classi una riflessione intorno alla Rete, per aiutare i ragazzi a riconoscere le fake news che li toccano più da vicino.
Oggi, con l’esplosione di internet e dei social network, queste false notizie si diffondono con una velocità sei volte superiore rispetto alle notizie vere, perché sono persuasive e forniscono messaggi semplici. Ma allora come possiamo coltivare la consapevolezza nell’opinione pubblica? Partendo dai più giovani, dall’I-generation, ovvero dalla generazione dei sempre connessi.
Per combattere la diffusione delle fake news è necessario imparare i valori della trasparenza e acquisire i mezzi per tracciare l’attendibilità di una notizia. Coltivando lo spirito critico e il dubbio socratico. Cioè sapendo di non sapere.
– Gilberto Muraro, Presidente Fondazione Cariparo
Esistono tante tipologie di fake news. Di odio, di propaganda politica, di satira. A volte sono soltanto il frutto di un giornalismo sciatto. Per contrastarle è necessario mettere in atto delle buone pratiche che incentivino lo sviluppo del pensiero critico.
Come ha affermato la professoressa Daniela Lucangeli, il cervello umano non è un ripetitore, ma un trasformatore. Se lasciamo che svolga la sua funzione, dandogli il tempo di elaborazione necessario, ci possiamo sottrarre all’inganno e alla menzogna. L’ha sottolineato anche Gian Antonio Stella nel suo intervento intitolato Fake news: che cosa sono, chi ci guadagna, come evitarle.
La prima fake news? Risale al XII secolo a.C.: il cavallo di Troia. Se i troiani avessero indagato più a fondo, probabilmente i greci non avrebbero mai varcato le mura della città. E forse la storia dell’Occidente sarebbe cambiata.